Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/65

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impeto e moderazione. Non abbia il Crisostomo e lamentarsi quod tanquam Lupi in adversarios ruamus, sæpe sine victoria: Qui tamen vinceremus, si Oves essemus, a pastoris auxilio non recedentes, qui non Luporum sed Ovium pastor est.

Felici le Lettere, se i loro Maestri usassero fra sé l’emulazione e i contrasti nella maniera, con che già amichevolmente contesero Protogene e Apelle nel tirare in mezzo ad una sottilissima linea un’ altra linea più di quella sottile, senza uscire un punto dal dritto. Se le acutissime e splendidissime armi dell’ ingegno fossero, come di certe altre disse Cassiodoro, Arma juris, non furoris, raggi di verità non saette di maldicenza. Ma in fine la sperienza dimostra, che le liti dell’ ingegno, di civili ch’ esser dovrebbero, per lo più diventano criminali: onde meglio sarebbe, al giudicio mio, quando l’ interesse del publico bene altrimenti non persuada, voltar le spade e le lancie in vomeri e in marre, e cultivare l’ ingegno suo anzi che combattere contra l’ altrui. Che seppure il solletico di contraddire non ci lascia viver quieti altrimenti che inquietando altrui mancano (come scrisse Girolamo ad Agostino, ricusando di venire con lui a cimento d’ ingegno e a disputa), mancano publici Maestri d’ errori, Eretici, Ateisti, Politici da impugnare? Si lascino gli uomini e s’ uccidan le fiere. Dicasi con Entello, quando in vece di Darete nemico, ammazzò un bue:

Erice, a te quest’ alma

Più degna di morir offrisco in vece

Di quella di Darete. E vincitore

Qui ‘l cesto appendo, e qui l’arte ripongo.