Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/76

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si buttassero della bocca le paglie, quæ medullam non habent, nec possunt nutrire discentium populos, sed inanibus stipulis conteruntur.

Rane sono costoro, dice Agostino: Ranæ clamates in paludibus limosis; (quæ) strepitum habere possunt, doctrinam veræ sapientiæ insinuare non possunt. Or mentre s’ aprono i cieli, e s’ ode, da colasù il Padre, mostrando col dito il Verbo suo Figliuolo, dire ipsum audite, vuole egli darte un’ orecchio a Cristo e l’altro ad Aristotile o a Platone? Coelum tonat, taceant Ranæ. Dove Cristo insegna, e in lui la Verità, anzi egli Verità sé stesso palesa, mutola è la Sapienza e senza lingua la Filosofia del secolo. Et Plilosophia nostra Christus est.


Inganno di chi pretencle studiar poco, e saper molto.


Noi è d’ Ippocrate solo, non d’Aristotile e di Teofrasto, ma di tutte le lingue del mondo, publica voce e concorde querela, essere il Cielo con noi avarissimo di quel tempo, di che a’ Corvi, a’ Cipressi, a’ macigni è stato sì prodigo. Toccarci per arti troppo lunghe e troppo difficili vita troppo brieve, per immensi viaggi scarsissimo viatico. Si sono smarrite quelle tempre d’ acciajo che rassodavano, quegli Elixir vitæ che vivi imbalsamavano gli uomini; sì che vedendosi da presso i mille anni, si risolvevano d’ uscire del mondo più per esser sazj di tanto vivere, che per avere obligo di morire. Noi, come fiori, che jeri nacquero, oggi son vecchi, e dimani cadaveri, abbiamo sì corta la vita, come se per altro non nascessimo che, per morire. Quella che negli antichi era