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100 come fu conquistato il passo di rolle


qualche camoscio profilarsi per brevi istanti, agile, sottile, timido, sopra sporgenze erbose. Ascendevano fra le nubi, i nostri soldati, con lo zaino in spalla, carichi di viveri, di munizioni e di esplosivi.

Dovettero percorrere così quasi sei chilometri fra i dirupi, guidati dagli esploratori che riconoscevano ogni macigno. Arrivarono così ad appiattarsi ad un centinaio di metri dal nemico, senza che nessun rumore, nessuna voce dessero l’allarme. Erano poco sotto alle prime difese, a poche centinaia di metri dalla vetta. Intanto, dalla parte del Cimon della Pala, altre truppe si avvicinavano da oriente, nei boschi, a destra; e a sinistra pure dei reparti avanzavano verso il Colbricon che è come una continuazione del Cavalazza. Dal Castellazzo al Colbricon era dunque un cerchio di forze che si andava stringendo su tre lati intorno al formidabile baluardo nemico.

Prima dell’alba le fanterie erano giunte ai posti stabiliti. Il resto della notte è passato nell’immobilità e nel silenzio, sotto la pioggia gelata e nel vento che faceva correre la nebbia. Ogni tanto qualche colpo di fucile echeggiava, il colpo regolamentare delle vedette austriache le quali debbono dimostrare così di non dormire, e un razzo illuminante, regolamentare anche quello, accendeva ogni cinque minuti la lattiginosa densità delle brume. All’aurora, tutti ite-