Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/215

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

la città del deserto 169


in mezzo ad una immane rovina, di trovarci per luoghi sui quali fosse crollato un mondo. Quelle enormi pietre stravaganti parevano cadute dall’alto, rovesciate, urtate, frantumate dal furore d’un cataclisma immenso. Alla desolazione qui si aggiungeva la devastazione. Il deserto non dormiva più sulla quieta distesa dei piani; il deserto qui si ergeva impetuoso, assumeva forme violente; pareva prepararsi non più a respingere, ma a schiacciare.

La macchina saliva affannosamente lungo la strada carovaniera Il governatore cinese della Mongolia in automobile. - Il ritorno. ed il suo strepito era rimandato dagli echi. Cercavamo con lo sguardo fra le roccie la stazione telegrafica; senza accorgercene avevamo perduto la nostra guida, i fili, e ci trovavamo come abbandonati in quelle sinistre solitudini. Non riuscivamo a trovare il nostro sospirato rifugio.

Da un cespuglio uscì fuori una volpe, che invece di fuggire spaventata ci seguì per lungo tratto, docilmente, come un cane, allungando verso di noi il muso aguzzo e striato, e trascinando la superba coda fioccosa. Poi scomparve. Giungemmo alla sommità dell’altura, a ponente. Le roccie da quel lato tondeggiavano