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nel bacino del jenissei 339


più. Però dovemmo sopportare con pazienza e rassegnazione un grave inconveniente: la catena raccoglieva una straordinaria quantità di fango e la gettava sull’automobile e su noi: tutto ne fu ricoperto. Potevamo a stento tenere gli occhi dischiusi. E nei villaggi erano pezzi di legno, ramoscelli intrisi di mota, sassi, che le catene scavando ci buttavano addosso. Ma camminavamo. Non avevamo più paura di guadare nel fango. La pioggia spinta da un vento gelido, violento, pungente, ci batteva sul viso.

Per molte decine di chilometri la strada ci ricondusse nella taiga. Dal cielo buio le nuvole basse spesso si abbandonavano su di noi, circondandoci d’una nebbia strana nella quale gli alberi della foresta assumevano bizzarre forme spettrali. Le masse degli abeti disegnavano oscuri profili fantastici, pieni di punte erette arieggianti a cuspidi e a pinnacoli, profili di tenebrose città gotiche. Non potemmo mai vedere l’orizzonte chiaro. Tutto era indefinito e pallido intorno a noi. Ci rimase delle regioni attraversate una confusione di ricordi imprecisi, come di cose sognate. Rammentavamo nettamente solo l’impetuoso scrosciare dei burroni, il fruscio della pioggia sugli alberi, il ruscellare dei fossetti ai lati della strada, tutta una memoria di acque cadenti e scorrenti. I torrentelli erano gonfi e torbidi, i fiumi erano in piena. Ma trovammo per tutto dei ponti. Uno ne attraversammo sulla Kizbna, presso al villaggio di Kiebfska, un lungo ponte il quale tremava tutto sotto l’urto della corrente impetuosa che assaliva i piloni.

Nella foresta, dopo ore e ore di solitudine, improvvisamente vedemmo fermi sulla strada tre uomini armati di fucile. Erano vestiti da mujik.

— Che siano i famosi banditi? — esclamammo scorgendoli.

— O dei semplici cacciatori di contrabbando?

Cacciatori o banditi, noi apprestammo la Mauser vigilando ogni loro movimento. I tre uomini ci osservavano immobili. Si capiva che erano intensamente meravigliati di un così strano incontro nel cuore della taiga. Quando fummo a cinquanta passi da loro, non aspettarono più. Scapparono velocemente fra gli arbusti,