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nel bacino del jenissei 343


terza compagnia inglese, e nell’estate del 1896 non uno ma tre vapori carichi penetrarono nel Jenissei e lo rimontarono fino a Turukhansk, dove scaricarono le loro mercanzie — e fra esse sette macchine a vapore — che furono rimorchiate in piccoli battelli fino a Krasnojarsk. L’anno dopo i vapori inglesi che si ancorarono a Turukhansk erano sei, ed altri di minore pescaggio entravano nell’Obi. Gli affari questa volta andavano splendidamente. Nel 1898 arrivò una nuova flotta commerciale. Ma il Governo russo, che aveva incoraggiato questi tentativi riducendo o sopprimendo i dazi, cessò ogni regime di favore, e da allora la navigazione finì. Krasnojarsk non sarà più un porto di mare.

Alla sera l’albergo era in rumore. Vi si svolgeva uno di quei grandi banchetti siberiani che conservano la opulenza di antichi conviti. Dalle cucine i camerieri, in blouse bianca, portavano con le due mani, correndo, enormi piatti fumanti. Ci addormentammo mentre risuonavano per tutto le risate piene, ed alte, dei convitati, e il passo precipitoso dei servi faceva vibrare il pavimento di legno avanti alle nostre porte. Dalla strada veniva di tanto in tanto un cupo rumore di marcia. Passavano grosse pattuglie. Avevamo visto disporre delle sentinelle sui marciapiedi. Si vociferava quella sera di un ammutinamento avvenuto in una caserma. Ma nessuno sapeva nulla di preciso, nè si curava di saperlo. Pareva parlassero di queste cose come del tempo....


Due dei nostri amici inglesi, alle quattro della mattina dell’8 Luglio, montati in un’iswoshchik, ci guidarono fuori di Krasnojarsk. Occorre dire che pioveva? A una versta dall’abitato lasciammo le nostre guide con un cordiale good bye!, e ci allontanammo per una strada orribile, su lievi alture erbose, fra le quali scendevamo e salivamo come fa la barca nel cavo e sulla cresta delle onde. E incominciò un viaggio che somigliava a quello della vigilia e dell’antivigilia. Attraversavamo prati, foreste, piccole zone coltivate intorno ai villaggi; tutto era bagnato, oscuro, triste. Passavano le ore e passavano i chilometri, lentamente; e