Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/513

Da Wikisource.

dal volga alla moskwa 451

sua strana popolazione lasciava il lavoro per stringersi al nostro passaggio. C’è di tutto alla fiera di Nishnii, ma l’automobile non vi era apparsa ancora.

Fra la grave e pensosa moltitudine slava, vedevamo curiose genti intorno a noi. Molti i tartari dal kaftan alla turca o dal kulmak azzurro; e i kirghisi venuti dalle loro steppe (ne avevamo incontrati tanti per la via) conducendo per migliaia di chilometri mandrie di cavalli legati l’uno all’altro con corde di paglia e le corde legate alla telega; v’erano circassi coperti di armi vistose; persiani, dall’alto berretto peloso, che avevano risalito il Volga da Astrakan; e armeni dal volto severo; siberiani di Tobolsk venuti con carichi di pellicce preziose. Passò fra la folla la voce che noi giungevamo da Pechino: ci guardarono sorpresi, ci domandarono mille cose che non sempre comprendevamo. Passammo avanti al magnifico palazzo dove il governatore risiede nell’epoca della fiera, poi entrammo nella Moskowskaja, la strada di Mosca, ingombra di carri, fiancheggiata da opifici, bella, ampia, massicciata, piana, diritta.

Mettemmo la macchina in velocità. La città e la sua Jamarka si allontanavano a poco a poco. La strada si spopolava. Ci trovammo soli, e ci aspettavamo di entrare in uno dei soliti miseri sentieri campestri che fino a quel giorno erano stati la nostra pista. Questa volta però il sentiero non arrivava: la massicciata continuava eguale. E non ci abbandonò più. La strada, la vera strada era raggiunta.

Finalmente! Dopo 7500 chilometri di viaggio, dopo quarantasei lunghi giorni di fatiche, di pene, di sofferenze, di sconforti! La cercavamo, la sospiravamo fin da quando uscimmo dal deserto mongolo: credevamo di raggiungerla a Kiakhta, a Irkutsk: ad ogni tappa eravamo sorretti dalla speranza di trovarla. Descrivendo il viaggio ho parlato di strade per dare un nome agl’indefinibili luoghi sui quali passavamo. In realtà avevamo camminato quasi sempre sulla terra naturale, più o meno buona, sulla sabbia, sul fango, sui sassi, sugli sterpi. La strada cominciava