Pagina:Barzini - Sui monti, nel cielo e nel mare. La guerra d'Italia (gennaio-giugno 1916), 1917.djvu/187

Da Wikisource.

verso la vetta del monte nero 177


di strade nuove e vecchie, per sentieri tortuosi tagliati nella roccia, e più giù per vie maestre incanalate nelle valli lontane, fino agli ultimi allacciamenti della ferrovia, tutto un popolo di soldati si muove in lunghe carovane, lavora, costruisce, trasporta; e lo sterminato formicaio umano serve la montagna. Una immensa operosità converge alle vette. Il Paese porge ad ogni combattente delle cime le sue armi, il suo cibo, il suo calore, attraverso ad infinite catene di fatiche, di sacrifici, di eroismi. L’attività strenua di moltitudini ha per mèta pochi uomini coperti di pellicce e annidati nella neve.

Bisogna avvicinarla la guerra di montagna per comprenderla. Il pensiero che in altitudini quasi inaccessibili, fra i rigori di un lungo inverno polare, arriva il campo di battaglia, con trincee scavate nel gelo, sul bordo di abissi, il pensiero che si vive e si combatte lassù acquista una grandiosità inaspettata. L’immaginazione non arrivava alla realtà. Si ha la rivelazione di uno sforzo incalcolabile che sembra sovrumano.

Ci si accorge che la lotta più aspra non è sulla linea del fuoco: è dietro, è nell’orrore magnifico dei canaloni dirupati che bisogna ascendere, è nella maestà delle rocce che bisogna scalare, è sugli incerti ciglioni nevosi che bisogna percorrere e che crollano, a tratti, con rombi simili a colpi di cannone. Ci si accorge che il nemico più difficile a vincere è la mon-

Barzini. Fra le Alpi, ecc.