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214 la guerra nell’aria


Gli aviatori austriaci non hanno osato affrontare la squadra intera. Hanno aspettato che essa passasse per gettarsi sull’ultima unità con apparecchi da caccia. Ogni aeroplano da crociera ha un lato vulnerabile. Ma, volando in squadriglia, la sua parte meno difesa è sotto la protezione dell’apparecchio che segue. L’ultimo è necessariamente più debole.

La tattica austriaca non è stata gloriosa ma certo abile. Non si può nell’aria come sul mare comandare i movimenti d’una flotta volante. La trasmissione degli ordini è impossibile. E se fosse possibile, le necessità sopravvengono così fulmineamente che ogni manovra comandata sarebbe tardiva, e perciò dannosa. L’azione, di fronte all’imprevedibile, non può essere che individuale, dettata dalla necessità dell’istante, e la cooperazione, limitata dalle possibilità delle varie macchine, non può sorgere che spontaneamente, quando è possibile, dalla visione diretta dei fatti e dalla intuizione dei bisogni. Nel cielo è l’isolamento.

Uno dei piloti del penultimo aeroplano è stato forse il primo ad avvistare il nemico. Era il pilota di destra. Ha veduto venir su dalla vallata, presso a poco all’altezza di Aidussina, un piccolo monoplano velocissimo, che saliva senza giri, seguendo quasi il pendìo della montagna. Emergeva dalle brume, balzava in alto con volo impetuoso e rettilineo.

Il pilota che lo aveva scorto lo ha indicato