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234 la guerra nell’aria


emergere. Non v’era dubbio. Nel fumo e nella bruma il comandante ha scorto la snella prora di un cacciatorpediniere austriaco che si precipitava a tutto vapore nella direzione precisa del sottomarino. La nave sott’acqua e la nave sull’acqua si correvano incontro. Erano a poco più di due chilometri di distanza. Lontano pareva di intravvedere altri battelli, ma improvvisamente la foschìa si è addensata, una folata di nebbia si è interposta, e sul mare livido non s’è visto più niente. Il Bernouilly, contando su questo sipario di vapori, ha mantenuto audacemente la sua rotta.

Sono trascorsi quattro o cinque eterni e mortali minuti. Ad un tratto il cacciatorpediniere è emerso dalla bruma. Non era più che a cinquecento metri. Dall’altezza dell’onda sollevata dal taglio della prua si poteva calcolare la sua velocità a trenta nodi. Ma il comandante francese ha avuto la percezione esatta che il sommergibile era stato perduto di vista. La silurante deviava leggermente verso la destra del Bernouilly. Si slanciava perdutamente a speronare il vuoto.

Nello stesso momento essa apriva il fuoco con i cannoni prodieri. I proiettili sollevavano enormi pennacchi d’acqua a centocinquanta metri dal sottomarino.


Qualche comando breve risuona nelle cavità del battello immerso. Il gran pesce di acciaio