Pagina:Basile - Lu cunto de li cunti, Vol.I.djvu/359

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jornata i. la coppella. 145

          Ca tutte st’allegrezze1,
          Sti sbozze e spanfiamiento,
          Le retornano a trivole e a tormiente.
          Lo nteseca lo friddo,
          Lo resorve lo caudo,
          Lo roseca la famme,
          La fatica lo scanna,
          L’è sempre lo pericolo a li shianche,
          E lo premio da rasso;
          Le ferite ncontante,
          E le paghe ncredenza,
          Luonghe l’affanno e le docezze corte,
          La vita ncerta, e secura la morte!
          All’utemo, o, stracquato
          Da tante patemiente, se l’affuffa,
          E con tre saute nmezza.
          Si lo cannavo è miccio od è capezza2;
          O ntutto è sbennegnato3,
          resta stroppiato;
          Ed autro non avanza,
          Che, n’ajuto de costa de stanfella,
          O no trattenemiento de na rogna,
          O, pe no manco male,
          Tira na chiazza morta a no spetale 4!
Fab. N’hai cacciato lo fraceto.
          Non ce puoi dire niente,
          È vero, è chiù ca vero!
          Pocca la scolatura
          De no scuro sordato,
          E tornare pezzente, o smafarato!
Jac. Ma che dirrai de n’ommo tutto cuocolo
          Ire mponta de pede?:



  1. Vanterie.
  2. è impiccato.Cfr, IV, 9.
  3. Ammazzato:da vennegna, vendemmia.
  4. V. n. 52, p. 97.

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