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l’italianità del trentino e l’irredentismo italiano 159

il naturale avviamento alla organizzazione delle regioni e quindi della nazione; così le nazioni rappresentano una affermazione di solidarietà già vastissima ed il passo necessario verso l’unificazione dell’umanità.

Ci è lecito quindi concludere che le ragioni nazionali che militavano per l’integrità della nazione, cinquanta anni or sono, resistono tutt’oggi, e a maggior diritto si impongono oggi che l’effettuazione del programma nazionale italiano coincide con l’interesse della civiltà minacciata dall’egemonia militare tedesca e con la difesa delle patrie — Belgio, Polonia, Serbia, Rumenia — che tendono ora a ricostituirsi e completarsi.

Ma accanto alle ragioni puramente, idealmente nazionali sussistono oggi, come nei tempi del risorgimento, le ragioni d’ordine militare ed economico.

Nessun scrittore italiano di cose militari ha osato contestare la tesi sostenuta nel 1866 dal Menabrea plenipotenziario del Re d’Italia a Vienna, dal generale Covone e da altri molti: esser cioè l’Italia, per quanto profonda tesori in opere di fortificazione, in completa balìa dell’Austria, finchè questa potrà dominare dalla piazza forte di Trento e dai posti avanzati sul confine tutte le valli che sboccano nei piani di Lombardia e del Veneto.

Il teutonismo, che afferma i suoi diritti su Trento, non fa che tradurre in atto l’antico concetto imperiale di tenersi in potere le chiavi d’Italia per un’avanzata verso il Mezzogiorno.