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DEL BECCARIA xlv

nelle sue lettere a Beccaria, e che bramavano grandemente di conversare con lui. Il barone di Holbac, che teneva ogni settimana in sua casa alcuni pranzi a cui erano ammessi gli Enciclopedisti, invitava pure i due Italiani, i quali così aveano l’agio di trattare e discorrere con quegli uomini singolari. Beccaria in ogni luogo e accolto con adorazione: sono queste le frasi con cui Alessandro Verri dava notizia al fratello del ricevimento fatto in Parigi all’amico. Ma il mal genio che lo aveva accompagnato ed afflitto nel tempo del viaggio lo perseguitava ancora in mezzo al frastuono della capitale della Francia, e gli amareggiava le lodi e gli applausi ond’era onorato. Indarno il Verri tentava di torlo alla sua malinconia. Il mio amico, scriveva al fratello, vi fa tutt’ora una brillante figura, è ammirato e festeggiato1: ma quando trovavansi soli, non sapeva parlare che delle memorie della patria e della terribile inquietudine che tenevalo agitato. Chi mai avrebbe potuto prevedere simile pusillanimità nel vigoroso autore del libro dei Delitti e delle Pene? esclama Pietro Verri parlando appunto di ciò. Nullostante tale era il carattere di Beccaria. e l’apparente contraddizione che si ravvisava in lui proveniva dall’indole del suo cuore, il quale provando con intensissima sensazione le impressioni forti, ora si sublimava con ardito volo oltre alla sfera comune, ed ora

  1. Lettera inedita di A. Verri al fratello in data del 25 ottobre 1766.