Pagina:Beccaria - Opere, Milano, 1821.djvu/52

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xlvi VITA

lasciavasi abbattere fino a parere inferiore all’uomo ordinario. Finalmente gli interni suoi sentimenti la vinsero: abbandonò Parigi, e restituissi quasi inopinatamente in Milano, avendo però nel suo rapido viaggio visitato Voltaire, nel castello di Ferney, dal quale venne festeggiato. Beccaria giunse in patria il 12 dicembre, di modo che non ne stette assente che settant’un giorni, là dove il viaggio era stato intrapreso con animo di rimanere sei mesi fuori d’Italia, e di visitare in quel tempo anche Londra. Alessandro Verri, al quale premeva di accrescere coi viaggi le proprie cognizioni, nè trovavasi stretto da que’ vincoli di sposo e di padre che tanto influivano sull’animo dell’amico suo, dopo avere attraversata la Francia, passò nell’Inghilterra, e di là tornando in Italia andossene a Roma, dove passò la maggior parte della sua vita.

Da quel punto l’amicizia di Beccaria coi fratelli Verri non fu più così viva com’era stata per l’addietro. Ciò nulladimeno tanto l’uno quanto gli altri non mancarono giammai di rendersi scambievolmente giustizia, e le pubbliche testimonianze del conte Verri, di cui facemmo menzione di sopra, sono di parecchi anni posteriori al viaggio di Parigi. Ecco poi come il cavaliere Alessandro Verri, scrivendo da Roma sotto il giorno 26 luglio 1780 al fratello che aveagli mandato il ritratto di Beccaria, si esprimesse riguardo a lui. “Mi ha fatto gran piacere il ritratto del nostro Cesare.... Varie persone si sono fatta premura di conoscere il ritratto, e veramente la sua celebrità è di quella