Pagina:Benedetto Giovanelli - Trento città d'Italia per origine, per lingua, e per costumi, 1850.djvu/25

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mento alla libertà lor fatto dal fanatico Tribuno di Roma Nicolò Rienzi, che a dire del Corio nella sua storia di Milano spedì alla Città di Trento uno dei cinque Stendardi destinati ai popoli d’Italia.

Ma quantunque le relazioni de’ Vescovi col Capo del Germanico Impero, e i politici vincoli e commerciali che sempre più legavan Trento e le sue pertinenze a’ Tedeschi, sussistessero d’allora in poi per varj secoli; tuttavia non furono giammai sì forti a poter alterare anche nelle minime cose il carattere Italiano de’ nazionali Trentini, nè la lor favella, nè gli usi, nè i costumi d’Italia, de’ quali si mantennero sempre tenaci. Alla lingua Alemanna non riuscì giammai, benchè ogni sforzo ne facesse il vicin Tedesco, d’oltrepassare l’antico suo confine quasi prescrittole dalla non mai vinta natura, e se m’è lecito dirlo, dall’indole de’ popoli, che vi abitano d’intorno, e precisamente da una innata tendenza, che obbligava il popolo Trentino a preferire mai sempre i modi Italiani, che unicamente al suo carattere più vivo, e al suo clima convengono. Perfettamente eguale nella frugalità ad ogni altro Italiano una sola qualità s’appropriò del Tedesco, ed è nella vita laboriosa, ed infinita pazienza nella coltivazione d’ogni minima parte di terra, che trova alle falde, e nelle fessure de’ suoi monti, che nella massima parte sono ignu-