Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/120

Da Wikisource.
114 delle memorie


dizione tanto bassa e ordinaria, che l’oscuritá in essi del sangue lasciava quasi anco non meno oscuri i vocaboli della patria. Da giovani si erano applicati l’uno e l’altro alla segretaria, la quale in tutte le corti, ma specialmente in questa di Roma, suole essere una delle strade che piú felicemente conduce alle piú alte fortune. In essi non concorreva gran fondamento di lettere, in modo che si poteva dire che fussero amendue segretari di pratica molto piú che di studio. Oltre al valore nella pratica erano dotati d’altre parti migliori, che poteva richiedere una tal sorte d’offici. Lanfranco però di commun parere superava Erminio di gran lunga ne’ talenti particolari che la natura gli aveva conceduti in quel mestiere di chiarezza e facilitá maggiore: e superava molti altri con il sapere essere ancora piú spiritoso e piú sollevato dell’altro. Ma tutto per dono della natura, perché sí a questo come a quello mancava ogni vantaggio dell’arte, e spesso ancora la necessaria cognizione in materia di lingua per comporre toscanamente secondo le buone regole. Con tutto ciò erano soggetti l’uno e l’altro di molta stima, ed in questi due si può dire che unitamente concorressero insieme le virtú e la fortuna in portarli al cardinalato. Seguí prima in Erminio e poi in Lanfranco, ne’ tempi e nelle occasioni che io anderò di mano in mano rappresentando.

Era anche grandemente stimato in palazzo monsignor Agucchia, che serviva in officio di maggiordomo il cardinale Aldobrandino, ma da lui e dal papa spesso veniva adoprato similmente in altri gravi negozi. Era egli nobile bolognese e nipote, per via di sorella, del cardinale Sega, soggetto di valore singolare, che ne aveva acquistato il nome in tante sue nunziature e poi ultimamente nell’essere succeduto alla legazione di Francia dopo il cardinale Caetano. Appresso di Sega aveva Agucchia affaticato in Francia con molta approvazione del zio, e venuto in Italia si era posto poi sempre in maggior concetto d’abilitá per ogni grave maneggio; onde morto il zio era entrato appresso Aldobrandino nell’accennato servizio. Non godeva però se non il grado della prelatura ordinaria,