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libro secondo - capitolo i 125


Fra i pellegrini piú riguardevoli che vennero allora per devozione a Roma, ne comparve uno di altissima qualitá e fu il cardinale Andrea d’Austria, che alcuni mesi prima era tornato dal governo di Fiandra in Germania; aveva egli governate quelle provincie nel tempo che l’arciduca Alberto n’era stato assente per l’occasione del suo matrimonio con l’infanta di Spagna. Tornato poi l’arciduca in Fiandra con la sua nuova moglie, n’era partito il cardinale Andrea, e fermatosi alcuni pochi mesi in Germania, egli prese risoluzione verso il fine dell’anno di venire occultamente a Roma, per conseguire l’indulgenze del giubileo in vera forma di pellegrino e per godere insieme una breve revista di Roma stessa, dove egli era stato in altri tempi e trovatosi ancora in diversi conclavi. Penetrò il papa nondimeno la sua venuta e mandò subito il cardinale San Giorgio, (era poco innanzi partito Aldobrandini per le due legazioni di Fiorenza e di Francia, delle quali io parlerò qui appresso) a condurlo in palazzo, dove il papa lo ricevè ed alloggiò con grandezza e con ogni trattamento piú affettuoso. Finite le devozioni di Roma il cardinale si trasferí a Napoli e di li a poco tornò in Roma alquanto indisposto, ma subito restò talmente oppresso dal male che in pochi giorni lo privò irremediabilmente di vita. Visitollo piú d’una volta il papa, e mandava continuamente alcuno di noi altri camerieri segreti per intendere come stava, e finalmente quando seppe che il cardinale s’avvicinava alla morte, volle andar egli stesso a confortarlo in quel transito, e con le proprie sue mani gli ministrò non solo la benedizione apostolica ma ancora il santissimo viatico, senza abbandonarlo mai finché spirò intieramente. Io mi trovai a tutto il successo, che fu di molta edificazione; e certo non potevano dar maggior esempio il cardinale con la sua morte né il papa con la sua esortazione, tal costanza e virtú cristiana il cardinale mostrò in quell’estremo passaggio, e tal fervore di zelo santissimo e di lagrime tenerissime uscí dal papa ne’ conforti che gli diede per farlo. Sentí nondimeno il papa gran dispiacere di questo, e volle che nella chiesa nominata dell’Anima, che appartiene alla