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libro secondo - capitolo iv 147


mente il pericolo si manifesto che di nuovo quel miserabil fuoco di guerra potesse vedersi acceso, ch’egli non molto prima con sí gran beneficio della cristianitá e con tanto onore della santa sede e suo proprio aveva estinto. E veramente, considerandosi bene il negozio del marchesato, pareva quasi impossibile che la controversia fra il re e il duca potesse ricevere alcuna sorte d’aggiustamento. Mostravasi risolutissimo il re di Francia di voler in ogni modo rientrare in possesso del marchesato, e publicavano i suoi ministri ch’egli né per interesse né per riputazione averebbe mai consentito di restar come relegato di lá da’ monti, e senza quella porta che la Francia tanti anni aveva pacificamente goduta in Italia. All’incontro il duca di Savoia non meno risolutamente si dichiarava di non volere i francesi in casa né altro custode di quella porta che se medesimo, e questi erano sensi anche molto piú delli spagnuoli che propri suoi, in riguardo allo stato di Milano nel quale cadevano l’istesse considerazioni che nel Piemonte. Fra queste contrarietá sí tenaci come, dunque, poteva sperare il papa che riuscisse con felice esito questa legazione appoggiata massimamente al principal suo nipote, dal che per conseguenza veniva a nascere un impegno tanto maggiore della pontificai sua riputazione? Conosceva egli e considerava tutte queste difficultá, ma pieno di zelo apostolico non meno sperava di restarne superiore nell’occasione presente di quel che fosse rimasto in tante altre di gravissimi negozi passati, ch’egli aveva si felicemente condotto a fine, e perciò con la solita intrepidezza e constanza d’animo, e col solito ricorso a Dio in primo luogo, aveva voluto in ogni modo spedire il nipote a questo nuovo maneggio di pace, dicendo che se non bastasse lo spedirvi il nipote vi andarebbe egli stesso, e che l’impegnare l’autoritá apostolica in tali casi era farne Dio protettore, il quale saprebbe allora piú sostenerla che il secolo piú tentasse per altre vie d’abbassarla.

Ora vengo all’accennata mia narrativa. Avevano i marchesi di Saluzzo nei tempi a dietro come feudatari del Delfinato corsa per ordinario la fortuna del re di Francia, benché