Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/17

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libro primo - capitolo ii 11


ella fusse di etá molto grave di sanitá molto imperfetta, e la stagione allora nel piú alto e crudo rigore del verno. Tale era lo stato delle cose narrate di sopra quando io partii da Padova e venni a Ferrara.

Contra il marchese mio fratello erasi risentito gravemente il legato per averlo veduto venire con l’accennate forze alla difesa di Lugo e di quel confine; onde per giustificare lui da una parte e fare io dall’altra quella dimostrazione d’ossequio appresso il legato, che si doveva, risolvei d’andar subito a trovarlo a Faenza. Era in mano del cardinale Bandino la legazione di Romagna in quel tempo, ed avendo egli alcuni anni prima esercitata la vicelegazione di Bologna, era per le sue mani principalmente seguito il matrimonio allora tra il marchese Cesare Pepoli e Giulia figliuola del marchese Ippolito mio fratello. Mostrava egli perciò un particolare affetto verso la casa mia onde a lui che pur stava in Faenza io mi indrizzai affinché si compiacesse d’introdurmi a riverire il cardinale Aldobrandino, appresso il quale vedevasi ch’egli, e per essere stato promosso dal pontefice Clemente al cardinalato e per la considerazione del suo merito proprio, era in gran confidenza e stima. Da Bandini fui ricevuto con somma benignitá. Rappresentommi l’alterazione che aveva mostrata contra mio fratello il cardinale Aldobrandino, e giudicò bene che io differissi a vederlo sin’all’esito della concordia, che stava per seguire di giorno in giorno. Intanto appresso di lui medesimo io procurai di giustificare il marchese mio fratello. Dissi che la sua professione era di soldato e non di teologo, e d’intendere i termini piú di cavaliere che di ecclesiastico, avendo imparato fra le corti e fra l’armi quei mestieri, e non questi; che del resto niuno piú di lui insieme con tutta la casa nostra avrebbe mostrato il dovuto ossequio verso il legato e la dovuta obbedienza verso la santa sede; e che dell’una e dell’altra cosa io fin d’allora avrei servito per pegno; e che nell’avvenire della casa tutta se ne farebbe apparire ogni altra piú viva testimonianza. Da Bandini mi fu risposto ch’egli aveva quasi fatte le medesime considerazioni a favore