Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/181

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libro secondo - capitolo v 175


lunga e mortale indisposizione, aveva bisogno degli agi e della quiete per ristorarsi. Nei ministri del re aveva il duca trovato pur anche una saldissima fede, e non si era meno ingannato negli amori del re, scuoprendo che agli amori delle dame prevalevano in lui molto piú quelli del suo interesse, onde stava tutto cruccioso e tutto diviso fra se medesimo non sapendo a che risoluzione appigliarsi. Talora averebbe voluto partire a negozio rotto, ma rompendolo gli veniva subito inevitabilmente la guerra addosso, e dall’altra parte il restare l’angustiava quasi non meno per la necessitá di dover accordarsi a voglia del re con tanto suo svantaggio. Il patriarca nondimeno gli faceva animo e l’esortava alla pazienza affine che le cose non venissero a rompimento, ch’era il punto nel quale premeva piú il papa e sopra il quale inviava continuamente ordini strettissimi al patriarca.

Ardeva di voglia il duca di ricuperare la cittá di Ginevra, onde egli fece proporre che avrebbe restituito al re il marchesato purché all’incontro il re lasciasse la protezione di Ginevra e non gl’impedisse la ricuperazione di quella cittá, sopra la quale erano sí chiare le ragioni della sua casa. Ma gli fu risposto che il re non voleva né pensava abbandonare i suoi confederati svizzeri, insieme con i quali i re suoi predecessori s’erano obligati alla protezione de’ ginevrini; che un tale interesse non aveva che fare con l’altro del marchesato, ma ch’egli bene avrebbe interposto i suoi offici e la sua autoritá, dove amicabilmente avesse potuto, a favore del duca in quelle differenze.

Propose poi il duca di fare il deposito del marchesato in mano di qualche prencipe francese, adducendo sopra di ciò un esempio simile in tempo del re Carlo ottavo. Ma di tal proposta il re s’alterò grandemente, pigliando sospetto che il duca in farlo avesse avuto per fine di metterlo in diffidenza coi prencipi della Francia, poiché il duca sapeva molto bene ch’egli non vi acconsentirebbe, e sospettò il re similmente che nell’altro particolare di Ginevra il duca avesse voluto pur anche porlo in mal concetto appresso i cattolici del suo regno