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216 delle memorie


re si mostrò in tutto alieno da tal proposta. Disse che non voleva perdere li suoi vantaggi; che l’armi sue riuscivano altretanto felici quanto erano giuste; che perciò facevano ogni di progressi maggiori; che Momigliano senza dubio caderebbe in man sua ben presto; e soggiunse che postosi con tal’acquisto nel possesso intiero della Savoia egli facilmente allora consentirebbe che il duca restasse marchese di Saluzzo e di Turino, rimanendo all’incontro egli vero duca di Savoia; e che in questa maniera verrebbero a terminarsi da se medesime le differenze che passavano fra loro. Con tal risposta piena d’amari scherzi, e non meno d’amara volontá contro il duca, ricusò il re di consentire all’officio del patriarca.

Erano in questa disposizione le cose quando il legato cominciò a passare l’Alpi incaminandosi alla volta di Ciambery, dove il re fra l’incessanti sue mosse piú d’ordinario si riduceva.

AU’uscir d’Italia e all’entrare in Savoia, egli ordinò strettamente alla sua fameglia che procedesse con ogni possibile modestia, e fuggisse ogni occasione di far nascere qualsivoglia sorte di scandalo. Disse quella essere famiglia ecclesiastica e non temporale, perché andava in seguimento d’un legato apostolico e nipote di papa. Onde conveniva che tutte le sue azioni fossero ben misurate gravi e di buon esempio, oltre che si caminarebbe fra genti di guerra infette anche di eresia, le quali con occhi lividi e piú lividi sensi averebbono minutamente voluto osservare tutto quello che farebbe non solo il legato ma ogni altro ancora di quelli che l’accompagnavano. Entrato che fu in Savoia trovò il signor di Chaves, cavaliere principale, che era venuto in nome del re con due trombetti e con altra gente per fargli godere ogni sicurezza maggiore nel viaggio, e ogni altra commoditá che l’asprezza naturale del paese e quella insieme della stagione, la quale participava ormai piú del verno che dell’autunno, potevano allora concedere. Riuscí nondimeno tollerabile il passaggio dell’Alpi al legato, benché il freddo che ogni di piú inorridiva tanto maggiormente le rendesse intrattabili, e particolarmente le scale immense, per le quali bisognò ch’egli montando e scendendo misurasse le piú alte e piú lubri-