Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/229

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libro secondo - capitolo vi 223


privato, dal quale conoscerebbe quanto egli fosse alieno dal condurre fra lunghi e incerti rivolgimenti di nuove e artificiose pratiche la sua legazione. Il re gli rispose che l’udirebbe volentieri in tutto quello che volesse significarli. Onde il legato seguitò a dire che Sua Maestá, per aver sí gran notizia di tutti gli affari del mondo sapeva quanto importasse a’ nepoti de’ pontefici lo stare appresso di loro, per conseguire tanto piú agevolmente quelle grazie che in tempo tale si speravano, e per vantaggio delle loro persone e per beneficio delle loro case. Ch’egli di giá ne aveva ricevute di molte, e nella sua propria persona e in quelle de’ suoi piú congiunti, ma che per andare il zio molto ristretto in farle, e per la scarsezza delle occasioni, la sua casa nondimeno si trovava in poco rilevata fortuna. Desiderare egli perciò di poter quanto prima tornare alla corte di Roma dove a lui non mancavano emuli e invidiosi, e qualcheduno ancora fra i suoi parenti medesimi. Avere obedito volontieri al zio nell’accettare quella legazione, per l’obligo che aveva d’obedirlo sempre e insieme per l’occasione da lui tanto stimata di poter offerire la sua servitú, di presenza, ad un re cosí grande e cosí glorioso. Restargli ora, dunque, il desiderio dell’accennato breve ritorno, al quale fine supplicava Sua Maestá che volesse liberamente dirli se inclinava alla pace o alla guerra, poiché, volendo la pace, egli la trattarebbe con ogni ardore, e sperava che ben tosto fusse per seguirne la conclusione; ma se, all’incontro, Sua Maestá inclinasse a continuare la mossa dell’armi, egli procurarebbe che in sua vece sottointrasse qualche altro pontificio ministro, nel quale non cadessero quelle sí vive necessitá, ch’egli aveva, di ritornare il piú tosto che gli fosse possibile a Roma. Questa libertá usò il legato col re: libertá però da non doversi lodare molto a giudizio mio, perché manifestava troppo la temporalitá di quei sensi che pur troppo in lui si accusavano, come giá fu da me toccato di sopra, e con i quali in molte occasioni egli faceva, si può dire, violenza alla moderazione del zio; il che apparí ogni giorno piú nel declinar di vita del zio e nel crescer egli di autoritá.