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272 relazione della fuga in francia


come in deposito appresso di loro per aver a travagliare o di presente il re o dopo la sua morte i figliuoli? Dunque, il re non volere né vivo restar con questo sospetto né morto lasciar questa ereditá di turbulenze al suo sangue. Essere risoluto di venir quanto prima in chiaro di quel che fosse per seguir di Condé. E quando apparisse che gli spagnuoli se ne volessero servire per tali fini, aver determinato il re di prevenire egli quei mali che si vedessero preparati alla Francia con fargli sentir prima, per quanto egli mai potesse, alla Spagna.

Fra le pratiche amichevoli mischiava queste minaccie il marchese di Coure, pieno di spiriti alti e guerrieri per se medesimo, e che gli venivano somministrati abbondantemente dalla somma riputazione e grandezza nella quale il re di Francia si trovava allora constituito. Ma all’incontro non si piegava punto Condé a voler ritornare in Francia, vana stimando ogni sicurezza che in qualunque modo gli fosse offerta di poter uscire di mano del re, dopo ch’egli di giá vi si ritrovasse. Di questa opinione era pur’anche l’Oranges, il quale per disporre i francesi a procurar col re che si contentasse del partito d’una cittá neutrale di Germania o d’Italia, mostrava loro ciò essere molto meglio, che mettendo in disperazione Condé, metterlo conseguentemente in necessitá di gettarsi affatto in mano degli spagnuoli. Ma non fu possibile che i francesi volessero farne al re la proposta. Solamente si contentorono che l’arciduca la facesse per via del suo ambasciatore, il quale trovò ripugnanza grande nel re, e scoperse che non vi sarebbe mai condesceso, e che mai non si sarebbe indotto ad altro partito che a quello di rimettersi Condé liberamente in man sua. Il che all’incontro il prencipe con termini risoluti sempre piú ricusava di voler fare. Questo era il maneggio publico. Ma faticavano nell’istesso tempo i francesi molto piú in un altro segreto, il quale consisteva in trovar modo di rapire la principessa nascostamente e condurla in Francia. Pratica strana e piena di grandissime difficoltá senza dubbio, ma che nondimeno allora in Fiandra fu divulgata generalmente e creduta. E noi senz’affermar cosa alcuna di