Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/303

Da Wikisource.

d'enrico di borbone 297


che ’l re di Francia era stato ammazzato. Il che subito poi si verificò; ed il caso fu ch’alli 14 di maggio, mentre il re andava per Parigi in carrozza rivedendo gli archi trionfali preparati per l’incoronazione pomposissima che doveva seguire della regina, era stato ucciso per mano d’un uomo abiettissimo chiamato Ravigliac; il quale fattosi padrone della vita del re col volere disperatamente perdere la sua, gli aveva cacciato un lungo coltello due volte in un fianco. Morte miserabile invero, essendosi veduto cadere per man cosí vile un re cosí grande, e cadere appunto quand’erano sí nel colmo le sue grandezze che pareva ormai termine troppo angusto quel della Francia sola a capirle. Onde imparino di qua i prencipi, e fra loro i piú poderosi, a conoscere le miserie che vanno miste con le loro felicitá, e quanto spesso nel teatro dell’umane tragedie essi faccian le scene piú funeste e piú lamentabili.

Succeduta la morte del re di Francia, tornò dentro di pochi giorni per le porte a Brusselles il prencipe di Condé, ed in un subito si videro con diversissima faccia tutte le cose. Ne’ francesi deposto l’ardore di prima, negli spagnuoli accesa una gran cupiditá di muover l’armi con sí propizia occasione. Ma finalmente prevalsero i consigli quieti, e si continovò da loro e dall’arciduca ogni migliore intelligenza con la regina reggente, madre del picciol re. Vari pensieri andavano ancora per la mente a Condé. Pretendeva egli, come primo prencipe del sangue, che nella minoritá del re gli fosse dovuta la principale amministrazione delle cose del regno, e pretese parimente d’aver l’aspettativa dell’offizio di gran contestabile di Francia, dopo la morte del suocero. Ma sarebbe stata cosa di grandissima gelosia il porre questo carico nella sua persona, e molto piú il governo del regno in sua mano. Onde sopra l’una e l’altra di queste sue pretensioni egli s’andò finalmente acquetando, e si contentò d’altre speranze ch’egli ebbe di dovere ricevere piena sodisfazione in altre cose al ritorno suo in Francia. Trovavansi allora gli arciduchi in Marimonte, e con loro la principessa di Condé; la quale mutata anch’essa con la mutazione ch’avevano fatta le cose, di giá