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libro primo - capitolo iv 27


vera a Padova. Io aveva ritenuto appresso di me sempre il medesimo dottor Salice, che ho giá detto di sopra al principio, e la sua compagnia mi avea fatto parere che stando in Ferrara io stessi tuttavia in Padova, e che fra lo strepito della corte io godessi pur tuttavia la quiete scolastica di prima. Onde mi fu molto facile d’accingermi a poter ben tosto ricevere il dottorato, e ciò seguí tre mesi dopo che io ero tornato a Padova. Io mi addottorai in qualitá di scolare nobilista e di gentiluomo veneto. Questo carattere della nobiltá veneta era giá in altri tempi stato conferito dalla republica in segno d’onore e di stima nel solo ramo della mia casa, e porta con sé una prerogativa particolare, che non s’argomenta contro quei che la godono quando occorre che s’addottorino.

In questa azione terminò il corso della mia vita di Padova, e allora solamente posso dire di averla sempre goduta con sommo gusto, framezzando gli studi con le recreazioni, anzi unendo quelli con queste perché in tal modo quelli riuscissero piú fruttuosi. Le persone con le quali io conversava ordinariamente o trattavano le medesime lettere o avevano acquistato gran nome in esse. Né potrei dire quanto mi dolse d’aver a lasciare tali amici, e due specialmente fra gli altri: l’uno di grave etá e l’altro nel primo fiore, che aveva solamente un anno piú di me. Quegli era Antonio Quarengo gentiluomo padovano, il quale era stato lungo tempo nella corte di Roma e nelle segretarie del cardinale Flavio Orsino, del cardinale d’Aragona e poi del sacro collegio. Aveva acquistata grandissima riputazione in materia di lettore. Tornato poi da Roma a Padova con un canonicato di quella chiesa catedrale, che è delle piú insigni d’Italia, si tratteneva egli nel godimento de’ suoi studi e di se medesimo. Era uomo di singoiar dottrina ed erudizione in tutte le sorti di lettere, greche latine e toscane, in verso e in prosa; e condiva gli studi con una delle piú soavi e piú dolci conversazioni che si potessero godere. Fra gli altri studi egli era versato grandemente in quello dell’istorie, e perciò il duca di Parma Ranuccio Farnese l’aveva eletto a comporre quella di Fiandra, per avere