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358 la nunziatura di parigi


lui cosa alcuna, dice il segretario che si procurasse per via dell’istesso mastro di casa che il marchese volesse domandare la sua scarcerazione, il che non volle fare il marchese dicendo che non apparteneva piú a lui trattar di tal materia, ma che erano affronti che venivano fatti alla maestá di questo re ed a questa corona, e che perciò egli darebbe conto qua per uomo espresso dei modi coi quali egli veniva trattato in cotesta corte. Onde vedendosi che egli non voleva parlare per il suo servitore, si prese risoluzione di scarcerarlo e di mandarlo fuor di prigione quasi come per forza.

Questa è la relazione in sostanza che è stata fatta dal segretario, il quale dopo aver confirmato ampiamente a bocca tutto quello che era stato scritto qua dal suo padrone, sopra queste materie, ha esagerato grandemente i torti che gli sono stati fatti costi.

Di quest’ultimo caso si è trattato qui in pieno consiglio alla presenza del re, e tutti hanno stimato che questo sia un torto fatto manifestamente non al marchese di Couré, che non può essere considerato come persona privata, ma a questo re medesimo, e che ne venga per conseguenza a restar grandemente offesa in Roma la riputazione e dignitá della Maestá sua e di questa corona.

Il signor di Pisius era stato di giá a darmi parte di quel che aveva rappresentato qua il marchese di Couré per lettere, come io scrivo a Vostra signoria illustrissima nell’altra mia, e questa mattina è venuto di nuovo a vedermi d’ordine del re per darmi pur parte di tutte le cose predette e per farne insieme una doglianza molto grande meco, siccome è seguito, e per ricercarmi in nome di Sua Maestá che io voglia rappresentare tutte le medesime cose alla Santitá di Nostro Signore, e soggiungere, che essendosi tanto chiaramente pregiudicato con la carcerazione del detto mastro di casa all’onore della Maestá sua, voglia Sua Santitá apportarvi quel rimedio che è necessario, poiché le cose sono passate tant’oltre che non possono restare cosí in modo alcuno; e di piú m’ha detto il medesimo Pisius che sí come la Maestá sua s’è mostrata sí