Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/387

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lettere familiari 381


che sono di quelle appunto ch’io desiderai con tant’affetto al mio tempo in Francia, e che procurai sempre con non minor affetto, com’ella si degnará di ricordarsi, coi miei offízi privati e publici. Io mi rallegro di ciò quanto debbo con Vostra Maestá e con lei mi rallegro insieme del felice ritorno del re a Parigi; dei propri successi ch’ha portato dai suoi viaggi; ma sopra ogni cosa della risoluzione ch’ha presa di voler tutto il governo in man sua da qui inanzi, ch’a questo modo verrá ad esser tutto conseguentemente anche in mano di Vostra Maestá, ch’è una cosa stessa col re. E certo non potrei dire quanto sia ben ricevuta in Roma cosí fatta risoluzione, e quanti vantaggi qui ne risultino a cotesta corona, e lodi alla persona particolare del medesimo re. Ho sentito parimente quel gusto, che Vostra Maestá si può imaginare, della reiterata nominazione al cardinalato ch’è venuta ora dal re in favor di monsignor vescovo di Lusson, prelato di quel merito ch’ognun sa, e del cui avanzamento deve non men godere il nostro sacro collegio in Roma, di quel che ne sia per godere l’ordine ecclesiastico in Francia. Io non ho mancato sin’a quest’ora di far gli offizi che dovevo in tal materia col signor Cardinal Ludovisio nipote di Sua Santitá e li farò nell’istessa forma con Sua Santitá medesima, e non solo per eseguir gli ordini ch’ho avuti dal re sopra di ciò, ma per testificare specialmente in quest’occorrenza e la mia devozione infinita verso Sua Maestá e la stima particolare, ch’io porto al merito di monsignor di Lusson medesimo. Nel resto io mi rimetto a quello, che rappresentará nell’istessa maniera monsignor vescovo d’Air; e supplico insieme Vostra Maestá a degnarsi d’ascoltar benignamente il padre Berulle in quello che in mio nome le sará significato da lui in riguardo delli interessi miei propri, ch’ella per sua somma benignitá ha voluto far suoi con la real sua protezione, ch’alla mia partita ella si degnò di pigliarne. Io prego Dio, che conceda a Vostra Maestá il colmo di tutte le felicitá piú desiderabili, e le bacio umilissimamente le mani.

Di Roma, li 12 febraro 1622.