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52 delle memorie


Enrico Caetano. Le due legazioni di Francia e di Polonia da lui fatte, per l’una parte con tanto splendore nel sostenere la dignitá della santa sede e per l’altra con tanto zelo nel procurare ogni maggior servizio e vantaggio alla religione cattolica, avevano reso molto celebre in quei due regni e anco appresso tutte l’altre nazioni il suo nome. Portava egli seco un non so che di grande naturalmente cosí nella presenza come nelle altre sue qualitá, che faceva aspettare sempre da lui azioni generose e magnanime. Aveva speso con grande eccesso particolarmente nelle accennate due legazioni, e la natura sua propria lo faceva essere liberale eziandio quando egli non aveva occasione d’esercitarsi in quella virtú. Ma in ogni modo questa e l’altre delle quali molto largamente egli era ornato lo rendevano riguardevolissimo nella corte, e fuori di essa lo facevano anco straordinariamente stimare in ogni altra parte.

Del medesimo Sisto era anche creatura il cardinale Federico Borromeo, di casa nobilissima milanese. La fresca e non errabile memoria del glorioso san Carlo aveva mosso tanto piú Sisto a rinovar quella dignitá in quella casa, e specialmente nella persona di Federico, il quale benché molto giovane nondimeno fin d’allora con la virtú superava di gran lunga l’etá. Quando io venni a Roma era egli arcivescovo di Milano, ma si tratteneva in Roma per cagione di alcuni duri contrasti che in materia di giurisdizione passavano fra lui ed il contestabile di Castiglia governatore di quello stato. Mostravasi questo cardinale congionto non meno di virtú che di sangue a san Carlo, e caminava per le medesime strade e pedate. Nel governo di quella chiesa procurava che se ne godesse ancora l’istesso frutto. Aveva atteso con sommo ardore agli studi, variando l’applicazione ora a questi ora a quelli, ma con gran profitto sempre negli uni e negli altri. Possedeva egli perciò molto bene le sacre lettere, e molto bene ancora l’altre piú amene e piú culte, che sogliono ordinariamente essere le piú necessarie a formare l’eloquenza; la quale era molto professata da lui e nelle scritture e nelli pul-