Pagina:Bernardino da Siena - Novellette ed esempi morali, Carabba, 1916.djvu/153

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esempi e detti morali 141

ve; e tante volte gli aveva rimossi qua e quando là, che infine non si ricordava dove gli aveva posti, e andavagli cercando e piagneva. “E che hai che piangi?” E egli nol voleva dire, sí per vergogna e sí per dolore, quanto se gli fussero stati tolti, però che elli stava in pensiero di ritrovargli; ma quando egli gli lassa al pònto de la morte, sai, quando egli strègne le pugna, oh, quanto dolore hai allora! Egli te li conviene lassare per tal modo che tu non v’hai poi piú a pensare in quelli danari, Non è come se ti fussero tolti: se ti fussero tolti, almeno tu forse pensaresti: — qualche volta mi saranno renduti! — O se gli perdesse, qualche volta pensaresti di ritrovargli; o veramente s’io non potrò avergli per niuno modo, e io ne ragunarò piú. Questo fatto de la morte non va cosí; che quando tu gli lassi, tu puoi dire: — Denari miei; io non aspetto mai piú di riavervi: oimmé, denari miei, io non mi so partire da voi!


II.


O usaraio, che hai prestato e furato già cotanto tempo e bevuto il sangue de’ povari, quanto danno hai fatto, e quanto peccato contra al comandamento di Dio! Tu non t’avedi che tu se’ fitto e fondato ne le pene infernali? Tu dici forse: “Io me ne confessarò.” Doh, povaretto, che perché tu vada al confessore, sai, al fratachione che t’asolve, se elli t’assolve, con lui insieme vi vai. O confessori, quanti di voi ci so’ che so’ stati ingannati da molti che hanno promesso di rèndare, e poi si fanno