Pagina:Bernardino da Siena - Novellette ed esempi morali, Carabba, 1916.djvu/155

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esempi e detti morali 143

e l’altro dice: Non furaberis: Non furarai. Questo è furto, che lel tolli, che non se ne può aitare per niuno modo.

Un altro modo di peccato è d’omicidio: come se talvolta d’uno carnaiuolo, el quale macellerà e vendarà una bestia corrotta al suo banco a cotanto la lira. E molte volte ne so’ cagione loro. Che credi che sia una bestia gonfiata da uno che sia corrotto lui? Ha corrotta quella bestia ed è possibile d’uccidare chi ne mangia. E’ so’ molti che dicono, che la gonfiano che mai si presti. Se tu dicesse: “Oh, e’ non si può fare di meno che non sia chi sovenga i pòvari! Se non si fa cosí non ci è altro modo.” Sai che tu fai, se tu dici: “E’ non si può fare altro?” Tu fai contra a Domenedio, el quale ha ordinato ogni cosa del mondo per aiuto dell’uomo; al quale ha comandato che tu non presti. E tu dici: “Io non posso fare di meno!” Viene a dire: “Idio m’ha comandato quello che io non posso fare.” Oimmé, non fare, non prestare, e non consentire che mai niuno presti! Non ti lassare acciecare a’ detti di persona.


IV.


L’avaro non si sazia però de la pecunia: quanta piú n’ha, piú ne desidera.

Voliamo vedere s’io dico il vero? Or proviallo. “O avaro, che vorresti tu? — Io vorrei dieci mila fiorini: s’io avesse dieci mila fiorini, io mi credarei star bene. — Or tèlli. Hagli? — Sí. — Oltre. Che n’hai fatti? — Oh, io gli spesi; ne voglio piú.