Pagina:Bernardino da Siena - Novellette ed esempi morali, Carabba, 1916.djvu/156

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144 esempi e detti morali

Egli se n’è andato uno mio mezzaiolo che io gli avevo prestati cento fiorini: io n’ho messi in bestiame; egli mi bisognò cinquanta fiorini, per aconciare una casa; egli me ne bisognano piú. — Oltre. Quanti ne vuoi? — Io ne vorrei almeno almeno quindici mila.” Già vedi che gli è cresciuto l’animo. Oltre: “Tògli. Che ne farai? Halo avvisato? — Sí. Io ho allato a la mia una casa che mi s’affarebbe molto bene; e cosí è una pocissione, che mi tramezza fra due ch’io n’ho: s’io la potesse avere, non sarebbe persona che mi potesse far danno; elle sarebbero insieme insieme.” E subito o in questo o in quello egli gli spende tutti, e anco s’ingegna d’averne piú. “Io vorrei piú denari. — O a che te ne bisogna tanti? — Oh, s’io n’avessi un pochi piú, per certo io credo ch’io non ne cercherei poi piú!” Oltre. “Quanti ne vuoi? — Io ne vorrei almeno venticinque mila. — O che ne faresti di tanti? — Oh, che ne farei? Egli è una fortezza in un luogo che mi s’affarebbe molto, e anco vorrei da ogni porta una pocissione: io so’ schifo de la nebbia; se la nebbia fusse da una parte, e io anderei all’altra dove non fusse la nebbia.” Egli vorrebbe forgie, vestimenti: che monta a dire, che se egli n’avesse cento delle migliaia, egli non sarebbe contento. Mai non si sazia uno ricco.


V.


Avete voi posto mente, quando uno avaro va in uno uffizio? Egli fa come fa uno lupo, il quale si purga dentro. Come egli è eletto uffiziale, egli