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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari II.djvu/146

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è grande, disse così: Adulterii malum vincit fornicationem, sed vincitur ab incestu ec. Moritur arectus monacham quicum- que potitur: — E1 male e il peccato dello adulterio ven- cie la fornicazione, — chè talvolta è che l’uno e l’altro è sciolto. 0, o, o! io ho udito cose che sarebbe da gridare accorruomo inverso d’alcuni che sónno tanto smemorati e impazati, e in una fantasia tanto pessima, che dicono che la fornicazione e l’andare alle meretrici non è peccato mor- tale, e non vegono come Idio l’ha comandato, e dannoli centra. Non disse Idio nel comandamento: non moechabe- risì ’ Deh, voliate vivare come debbono vi vare i cristiani 1 Ma anco ci è magiore peccato che questo, il quale è r adulterio, et è questo peccato in coloro che essendo legati in matrimonio, usano con altri che col suo con- giunto; e questo è peccato mortalissimo. Anco ci è peg- gio: ècci il peccato dello incesto, magiore che quelli che io t’ho già conti. E1 qual peccato è in coloro i quali peccano co’ loro propri fratelli o suoro, o figliastro con matrigna, o in altra persona che gli sia congionta. OimèI O che stemperanza è questa? Ben si può dire di chi casca in questo peccato, èssare l’anima sua nelle mani del diavolo, se egli non n’ esce di subito colla confes- sione. Anche ci è peggio: o colui che usa colla monaca? Cimò, oimè, appónarsi colla cosa sacrata a Dio! Oimè, che cosa è ella più pessima? Sapete di che v’ aviso? E ponetevi mente: che mai chi fa tal cosa, non muore se none di mala morte. Moritur arectus monacham quicumque potitur. Oimè! Or non considerate voi quanto elli è grave questo peccato, e quanta ingiuria si fa a lesu Cristo? Oimè!0 non vedi tu che tugli poni le corna? Sì, è il pollargli le corna. E’fu una femmina monaca india- • Esodo, Gap. XX, vers. 14.