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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari III.djvu/364

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Vede il fine: poi che hai ragunato de la robba assai e balla posseduta sempre mai, come la lassi? Oimm è questo è più duro che niuna altra cosa; però che com(Ì si parte da essa, troppo bene cognosce che non la posj sederà mai più. j Or raguna insieme queste tre cose: prima, se ti Faquisti, tu Taquisti con molto sudore e afanno e dolorei Se poi tu perdi quello che tu hai acquistato, affanno e fatig^^ e dolore. Se poi in fine il lassi, grandissimo affanno e do lore e pena; siche se tu Taquisti, se tu la possedi e s( tu la lassi, in ogni modo affanno e dolore, E colui per- chè non gli fussero tolti, che n’ aveva assai, e era ve chio, faceva de’ suoi denari come fa la gatta de"" suo gattuccini: polli oggi qua, domane colà. Così faceva lu quando gli poneva sotto al letto; quando gli sotterrava m la stalla, quando gli metteva fra il panico, quando fra ’ grano, quando fra le fave; e tante volte gli aveva rimoss qua e quando là, che infine non si ricordava dove gli avevi posti, e andavali cercando e piagneva. — E che hai che piagni? — E egli noi voleva dire, si per vergogna e s per dolore, quanto se gli fussero stati tolti, però che elli stava in pensiero di ritrovargli; ma quando egli gl lassa al pònto de la morte, sai, quando egli strègne le pugna, oh, quanto dolore hai allora! Egli te li i3onviene lassare per tal modo, che tu non hai poi più a pen sare in quelli danari. Non è come se ti fussero tolti: s( ti fussero tolti, almeno tu forse pensaresti: —qualche voltila mi saranno rendati! — 0 se gli perdesse, qualche volti pensaresti di ritrovargli; — o veramente s’io non potril avergli per ninno modo, e io ne ragunarò più. — Questo fatto de la morte non va così; che quando tu gli lassi, tij j)uoi dire: — denari miei, io non aspetto mai più di ria vervi: oimm è, denari miei, io non mi so partire da voi