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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari III.djvu/378

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che s’ è già veduto per questi stati: chi è stato morta»; ghiado, chi tagliato a pezi, chi è tradito per uno modOj chi cacciato del suo stato per un altro. Ma che bisogna che noi andiamo cercando e’ libri antichi? Va^, cercai el libro della memoria, quello che è stato pure dal quattrocento in qua, pure de la memoria di Lombardia, e! anco per altri luoghi: chi affogato, chi tagliato a pezi e in molti modi perduto lo stato loro. Quando Davitj ha v(^.duto cosi ogni cosa non èssarci altro che ’ingannij e tradimenti, allora dice in sè medesimo: — non è que- sta la vera felicità, però che io non ci truovo ninna pace e consolazione, ma tutto affanno e paura. — E cosi! stando e mirando d’ atorno, e elli vide uno popolo tutto unito insieme in uno volere, in una carità, in una con- cordia, e elli disse allora: — ora ho io trovata V oni- bra del paradiso, ch’io so’ tanto tempo andato cercan- do! — E vedendovi tanta dolcezza, allora disse queste parole; Ecce quambonum et quam iocundum hahitare fratrei in unum! — Oh, quanto è buono e quanto è giocondei abitare e’frategli in uno volere! — E qui cognobbe èssare la vera pace e la vera quiete. Adunque, cerchia- mo e spieghiamo le bandiere, e mettiamei in effetto sj gloria di Dio di trovare questa pace e consolazione, hj quale Davit chiama ombra de la gloria di vita eterna; ej facciamo sì e per sì fatto modo, che non ci rimang£ ni una pace a fare.

Ma prima ch’io dica più oltre, io vi voglio ricordare’ de lo scandolo ch’io ebi V altra volta: la qual cosa fii cagione di stroppiare uno grandissimo bene e onore di Dio. Chà come doppo ieri quella nebbia fu cagione d fare cascare tutte le pesche che si sarebbero condottai a maturità^ così fece quello scandolo cascare dimoltli frutti che l’altra volta si sarebbero maturati per quelhj