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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari III.djvu/99

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lamente la grazia di Dio, e chi non hg6 quel segno certo, ellì sta male al fatto suo; e colui che ha questo segno, non può perire. Del qual segno parla Paolo ai Corinti, primo cap.: Signavit nos Deus et dedit nobis pignus in cor- dibus nostris, ^ Dice che — Iddio ci ha segnati del suo segno, e haccì dato el pegno nel nostro cuore, che noi non siamo mai scacciati da lui. — Sai, come tu hai nel- la Scrittura antica, dove disse che non fossero tochi i primigeniti. Aviamo veduto che Iddio ha comandato ne ìaederenf foenum terrae^ neque omne viride^ neque omnem arborem. Non locare nè incipienti nè proficienti nè perfetti. Ma tu dirai: — o se Idio non vuole che sieno tochi ninno di costoro, quando elli sono o mortalità o guerre o fami o deiral- tre punizioni che Iddio manda ne le città o ne le patrie per li peccati che si fanno, elli pure ne fa sentire a costoro. — Io ti rispondo: Iddio dà tanta pazienzia a costoro ne li corpi loro, che le persecuzioni o le fatighe non passano insino all’ anima. E però dico che V anime non so’ toche: ne laederent foenum terrae, neque omne vi- ride^ che so’ r incipienti e profìcienti se pure questi due cascassero, subito si possono rilevare. Non è così dello stato de’ perfetti. Neque omnem arborem. Non tocare ninna de’perfetti, però che costoro so’sempre levati a Dio. Ellino non sentono le cose del mondo; però che ellino s’ hanno gittato il mondo dietro, e ninna cosa lo’ può fare male. Meglio; chè d’ogni cosa ne cavano utile, d’ogni cosa ne dicono bene, d’ ogni cosa ringraziano Iddio e godono. Elli hanno in questo mondo 1’ arra della gloria, 1 Questo verso che è il ventiduesimo del primo cap. della Epistola se- conda ai Corinti, nella Vulgata dice cosi: unxit nos Deus: qui et signavit nos^ et dedit piguiis Spiritu’s in cordibus tiostris» 1 Nel Cod. Sen. è detto erroneamente: incipienti e perfetti.