Pagina:Bertini - Guida della Val di Bisenzio, Prato, Salvi, 1892.djvu/163

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Alla Spelonca delle Capanne. Chi bramasse vedere questa caverna, giunto dove sparisce ogni traccia di sentiero sopra le Capanne vicino alla crina, deve piegare a sinistra e tenendosi un poco verso la vetta nel salire, vedrà non molto distante un avvallamento, come quel solco che fanno i ruscelli al loro principio. Vicino sono alcuni macigni che formano una buca; là dentro è il foro a guisa di finestra; appena può un uomo passarvi.

Tutto all’intorno sono le prata del monte e seduti sopra quei massi, posti quasi a custodia dell’antro, si gode d’una veduta stupenda sulla Valle del Bisenzio e sui monti di Migliana e d’Usella, e più indietro su quelli dell’Appennino.

La spelonca è in forma di pozzo circolare della larghezza, a tondo, di 12 a 13 metri; le pareti sono di pietra calcarea assai levigata, la qual cosa fa credere all’azione delle acque. Il fondo è coperto di piccoli sassi che vi sono stati gettati dall’apertura, ma non vi si trovano sorgenti d’acqua nè stillicidio; la poca umidità che hanno le pareti deve provenire dalla stessa cagione che la produce sui muri delle nostre cantine.

Ha la profondità di 12 metri e mezzo, e quando mi feci calare nel marzo del 1879 vi trovai una temperatura di 18°; vi si respirava comodamente, nè per quanto cercassi, potei scoprire sfondo o pertugio che desse a credere avesse questo pozzo comunicazione col Bisenzio. Mi avevano detto esservi caduto un cane, che ritornò poi fuori giù presso il fiume; ma sono le solite fiabe che alla gente credula e novelliera della montagna piace di mettere in giro tanto per