Pagina:Bertini - Guida della Val di Bisenzio, Prato, Salvi, 1892.djvu/193

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ricordo di tirannico giogo. Tu non devi esser compianta. Oh cadi pure, vecchia torre!»

Dinanzi al castello, dal lato di ponente, un po’ più in basso, esistono gli avanzi di una chiesetta, e pochi passi più sotto alcuni vogliono riconoscere in un piccolo spianato erboso il cimitero; sur un lato di questo piazzaletto scorgesi tra i pruni una base di pietra, dalla quale doveva sorgere la croce.

Forse in quelle mura fu ucciso a tradimento da Napoleone di Cerbaia il fratello Conte Alessandro, figli entrambi del C. Alberto degli Alberti, il quale aveva diseredato il C. Napoleone lasciandogli solamente la legittima. Per questa ragione avvenne il fratricidio di cui parla Dante nel 32° dell’Inferno ma non si sa l’anno. Queste discordie fraterne furon seme d’altri delitti, poichè il Conte Alberto di Celle, figlio dell’ucciso Alessandro, tolse di vita il cugino C. Orso figlio di Napoleone, rammentato da Dante1, nel castello di Vernio il dì delle nozze 15 febbraio 1286; però egli stesso ebbe la medesima sorte, poichè il 19 agosto 1325 fu trovato morto nella sua stanza da letto nel Castello di Celle, pugnalato dal nipote Spinello, bastardo, per istigazione degli Ubaldini e di Benuccio Salimbeni, quegli che sposò Margherita dei Conti Alberti, erede della Contea di Vernio.

Seduti su queste rovine si volge l’occhio all’intorno e tanta e tale è la varietà e la bellezza del paesaggio che non siamo mai sazi di rimirare. Il paesello che vedesi sul poggio di contro è Gricigliana, con la amenissima Villa, un tempo dei Novellucci oggi dei Conti Guicciardini; un vero paradisino. Giù pel fiume la


  1. Dante; Purg. C. VI, 19.