Pagina:Bertini - Guida della Val di Bisenzio, Prato, Salvi, 1892.djvu/96

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poi in una bella pineta venendo a far capo alla casa d’un contadino detta il Bardazzi, che resta fra il M. Mezzano e il Chiesino. Da questa casa si scende per una viottola alle prime cave e da queste salendo un poco verso nord si trovano altre cave, e forse più meritevoli d’essere visitate per l’orridezza del luogo. Enormi macigni, esternamente di color ferrigno, s’ergono giganti a guisa di muraglie di fortezza, od isolate come avanzi di torrioni, al piè dei quali è il sentiero tutto ingombro di massi. Chi visitò questo luogo pittoresco di notte, ad un lume bellissimo di luna, n’ebbe profonda impressione e gli parve che da un momento all’altro apparissero le streghe come nella stupenda scena del Macbeth. Quelle roccie sono composte di vari minerali cristallizzati, i quali perchè formano un aggregato simile al granito, una specie di breccia, ebbero il nome di granitone e dalla gente del paese quello di pietra da macine E chi visita quelle cave, vede il suolo ingombro di mole quali finite, quali, abbozzate o disegnate appena, sempre racchiuse nell’ammasso gigantesco del granitone, dal quale la mano del cavatore saprà estrarle.

Di queste cave parla così nel suo Trattato sulle Pietre il P. Agostino Del Riccio riportato dal Targioni Tozzetti nei suoi viaggi per la Toscana1 La cava grandissima del Granito di Prato, cioè al luogo detto Feghine, è molto celebre e utile, perchè si è cavato infinite macini, e se ne caverà, che servono a’ mulini per macinare il grano. È pietra soda e di color bianchiccio e fa certi granetti che sono


  1. Tomo 2° pag. 437 e 438.