Pagina:Bettini - Guida di Castiglione dei Pepoli, Prato, Vestri, 1909.djvu/179

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Il santuario di Montovolo ha la lunghezza di m. 28 circa su una larghezza di 8; non vi sono cappelle: ha una sola navata coperta a cavalletti. L’altar maggiore è sotto una volta più bassa del resto della Chiesa, che fu dipinta ultimamente dal Guardasoni di Bologna per la munificenza del compianto Conte Cesare Mattei della Rocchetta.

Questa è certamente una delle località storicamente più importanti del nostro Appennino. La tradizione vuole, che qui si mantenesse sino al 4. secolo, un centro di paganesimo ed un tempio di vecchi idoli, ed è cosa di fatto, provata da documenti, che quando Flavio Claudio Gioviano, succedendo a Giuliano di trista memoria, ordinò, nel 363 la chiusura definitiva dei delubri agli Iddii, nei pagi dell’impero, ancora restii al Cristianesimo, M. Palense, o Polense — come altri, scrisse, fu concesso alla Chiesa Vescovile di Bologna. E probabile che il tempio idolatrico fosse atterrato, i sacerdoti cacciati, come pure dispersi i fanatici, ostinati adoratori degli idoli.

Il Santuario esisteva già da gran tempo nel 1054; forse fu costrutto sulle rovine dell’antico, forse il delubro pagano se non fu distrutto, servì al culto cristiano, come, «Si licet exemplis in parvo grandibus uti1» il Pantheon stupendo fu cangiato in Basilica e dedicato ai martiri della Fede. Ad ogni modo nel 1054 già esisteva da gran tempo. Nel sec. XIII s’incendiò e venne rifabbricato: l’attuale mostra gli



  1. Ovidio N. I. Tristi Elegia III.