Pagina:Bettini - Guida di Castiglione dei Pepoli, Prato, Vestri, 1909.djvu/79

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quelle prosapie, che tanto si distinsero nei secoli passati? di clienti, di fedeli vassalli delle medesime? Agli studiosi della storia unita all’araldica il quesito.

Voglion taluni che nel nuovo viale, che ha il nome dalla Fiera, ivi per anni moltissimi tenutosi, fosse il campofranco concesso dai Pepoli pei duellanti, che vi accorressero; ma, studi diligenti compiuti sul luogo, la presenza delle annose piante che vi giganteggiano, la positura troppo inclinata del terreno escludono siffatta opinione. Il vero campofranco era quello che accennammo: il cortile del palazzo baronale, piano ed ampio assai pel sanguinario esercizio. Eppoi: nei suoi «Uomini illustri Bolognesi» il Galeotti, che era ben pratico di questi luoghi, lo afferma, e più e meglio lo afferma nel suo manoscritto pregevolissimo, il Gherri paesano di qui, contemporaneo, testimone oculare dei fatti e, che, in conseguenza, dovea saperne qualcosa.

Risalendo dal viale della Fiera il M. Gatta incontriamo ben presto una classica selva famosa per castagni maestosi, folti, più volte secolari.

I tronchi di talune di queste piante son cavi ed ampli così che posson contenere sedili ed un deschetto, offrendo asilo a brigatelle di amici.

Siam ben lontani dalla vastità del celebrato castagno dell’Etna, sennonchè, dove è ben provato che quivi trattasi non di una sola pianta, ma di un aggregato di piante sorte probabilmente da un medesimo ceppo; — qui vediamo il tronco, il fusto, che è uno, uno solo.