Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/101

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capo ii. 93


Ritratti di Frà Paolo intagliati sul rame ne girano vari, e diversi anco nelle forme; è imperciò difficile a scernere il migliore. Il dipinto in tela si crede quello che ora conservasi nella biblioteca di San Marco, attribuito a Leandro da Ponte, mezzo busto di grandezza naturale, e seduto. Lo sculto in madreperla, lavoro egregio di Gaspare Becelio, l’allievo migliore del celebre Sansovino, legato in forma di cammeo e ornato di preziosissime gioie appartenne lungamente a casa Molino; finchè disgemmato (s’intende) cadde in possesso della Marciana anzidetta dove tuttora si vede; e questa io ritengo la più somigliante effigie del Sarpi, quantunque l’erudito Emanuele Cicogna sentenzi in favore del dipinto in tela.

Frà Paolo era di statura comune, la testa aveva ben fatta ma all’avvenente del corpo, grossa; la fronte spaziosa, indizio di grandi pensieri, intersecata nel mezzo da grossa e ben distinta vena; le ciglia inarcate; gli occhi grandi, neri e vivaci, e nell’arcata orbicolare dell’occhio il frenologo Gall avrebbevi di leggieri ravvisato l’organo dei numeri; la vista acutissima sino a 55 anni quando cominciò a scapitarne da usare gli occhiali, non mai però alla messa, che i riti sapeva a memoria; il naso piuttosto grosso e lungo, ma ben fatto; rada la barba, ma senza deformità; graziosa la bocca, colorite le labbra; bei denti cui sempre conservò; bella sommamente la mano e le dita, ma grande quella e lunghe assai queste; il colorito tra il bianco e l’olivastro con qualche tintura di rossore.