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capo x. | 191 |
sacco. Alcuni propositi contro il governo in un forestiero gli puniva con una reprimenda e col bando; in un plebeo veneziano, con alcuni tratti di colla; in un patrizio con grossa multa, privazione di carica e confine; in un prete o in un frate con carcere od esilio. Assiduo, pronto, inesorabile, era lo spavento de’ malvagi, e la tutela del popolo contro le prepotenze de’ grandi. Ed è per questo che nel 1628, quando i giovani patrizi cospirarono per farlo sopprimere, la plebe si sollevò e minacciò di incendiare le loro case; e all’incontro fece feste e laminarie ai pochi e più severi nobili che ne difesero la esistenza, particolarmente allo storico e senatore Battista Nani. Avviluppato nel mistero, circondato da numerose spie, era continuamente sulle tracce del delitto, di forma che il fallo e la pena si succedevano quasi contemporanei: i suoi comandi erano leggi; carcere immediata o morte seguiva l’inobbedienza.
Fino dal 1355 per la congiura del doge Marino Faliero, poi decapitato, gli fu data una Giunta di 20 persone, poi ridotte a 15, con voce deliberativa, a scelta del Gran Consiglio e cavate dal Senato. La durata di questa Giunta è l’epoca la più luminosa della storia del Consiglio decemvirale, il quale giunse a un grado di potenza, che ove avesse continuato avrebbe soverchiate tutte le altre magistrature; ma nel 1582 fu ridotto di nuovo alla forma che ho sopra descritta, nella quale con poche mutazioni si conservò fino allo spegnimento della Repubblica.