Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/24

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16 capo i.

scostano dalle nostre opinioni, e non manco chimeri de’ teologi ne tirano interpretazioni più o meno strane.

Frà Paolo adunque trovandosi un giorno in discorso ebbe a dire, non potersi la Trinità dimostrare dalle riferite espressioni. Un frate invidioso e di grosso ingegno, non potendo alzarsi cogli studi e colle virtù al credito di Frà Paolo, pensò di avvantaggiarsi deprimendolo, e lo accusò al Sant’Offizio quale eretico giudaizzante e negatore della Trinità. Un inquisitore idiota ne formò il processo: ma il giovane teologo oppose primamente la connivenza tra l’accusatore e il giudice; poi, che l’Inquisitore era inabilitato a giudicarlo essendo ignaro di lingua ebraica. E sostenuto dal cardinal Borromeo e più ancora dal suo merito, negò di rispondere al Santo Uffizio ed appellò a Roma; dove si rise della ignoranza dell’accusatore e del giudice, e a quest’ultimo toccò una buona reprimenda e l’avviso di non impacciarsi di quello che non sapeva. Chè l’Inquisizione romana ove non si tratti d’interessi speziali alla Corte, o di vendette, si mostrò sempre, se non posso dire il più giudizioso di ogni altro di sì fatti sanguinari tribunali, almanco il meno irragionevole.

(1575). Non fu di lunga durata il suo soggiorno in Milano, imperocchè nell’agosto o nel settembre del 1575 fu da’ suoi superiori chiamato a Venezia per insegnare filosofia nel convento de’ Servi. E qui parmi il luogo di porre un fatto indicato vagamente da Frà Fulgenzio. Il Sarpi viaggiando a cavallo sotto la sferza di un sole cocente fu soprapreso da schinanzia terribile tra Vicenza e Padova. Mandato per