Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/242

Da Wikisource.
234 capo xii.

Infatti era uscita a Roma, per ordine del papa e diffusa per tutta l’Italia, una scrittura di Scipione Gobelucci che giustificava il procedere di Paolo V contro la Repubblica, e un’altra in foglio volante uscita da Milano, benchè senza data, e sparsa nel Bergamasco, piena d’ingiurie contro i Veneziani e di massime atroci sugli effetti civili delle scomuniche. Si volle rispondere al primo con una esatta informazione della lite, esponendo in ben ragionato volume i diritti della Repubblica e la nullità dell’interdetto. Ma Frà Paolo non amando comparire pubblicamente nella contesa e pretestando la sua imperizia nello scrivere italiano, preferì di farne egli lo schizzo e nel resto affidarne la cura a Giambattista Leoni, scrittore leggiadro, già segretario del cardinal Comendone ed allora agente del duca d’Urbino presso la Repubblica. Il quale, retore più che filosofo, e ignaro della materia che aveva per le mani, diluì la forza de’ raziocini colla leccatura delle parole, e il suo lavoro riuscì languido e snervato: con tutto questo non mancò di piacere, ebbe spaccio e fu tradotto in altre lingue.

A rispondere alla seconda scrittura Frà Paolo ricorse a un ripiego. Tradusse dal latino e pubblicò col testo a fronte due brevissimi trattati del celebre Giovanni Gerson, teologo e cancelliere di Parigi, famoso per dottrina e santità di costumi e per essere stato ambasciatore di Francia al concilio di Costanza dove adoperò fervidamente a ristabilire la pace della Chiesa turbata dai papi. Il primo contiene dodici considerazioni sulla potestà delle chiavi mistiche de’ pontefici, e quali sono i modi con cui