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Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/272

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264 capo xiii.

le discordie de’ cristiani, comandò preghiere e digiuni acciò che continuassero, ringraziando il cielo che aveva mandato un papa che favoriva con tanto zelo la causa de’ Maomettani, e comandò ancora ai suoi pascià che in ogni cosa fossero prontissimi a servire Venezia: il Gran Visir chiamato a sè il Bailo dei Veneziani, dissegli essere omai tempo di finirla con que’ Spagnuoli e preti loro nemici comuni; la Repubblica si unisse colla Sublime Porta, e intanto che l’una assalterebbe papa e Spagna da un lato, l’altra assalterebbeli dall’altro: ad ogni modo Venezia contasse sugli aiuti del Gran Signore. Il quale a mantenere la parola fece uscire un’armata di 55 galee con ordine al capudan-pascià di mettersi in pieno accordo coi Veneti e di ubbidire a loro.

Ma l’arroganza di Paolo V non era ancora umiliata sì che non dicesse, credersi tanto forte da citare il doge al Sant’Offizio e processarlo come eretico. E per farne qualche dimostrazione, chiese soccorsi alla Spagna; instituì una congregazione di guerra composta (nuovo ridicolo) di 15 cardinali; e per accattar pecunia creò fuori dei tempi soliti altri otto cardinali, creò nuove gabelle, aggravò le vecchie, mise all’incanto gli uffici della Curia, e spogliò degli argenti e de’ voti appesi la Santa Casa di Loreto. Indi munì le fortezze, bandì i forestieri, richiamò i sudditi assenti, levò soldati; intanto che frati fanatici predicavano la crociata e ricordavano le pie stragi degli Albigesi, e le recenti della Francia e del Belgio, e i gloriosi trionfi della Chiesa conseguiti collo sterminio degli eretici. Ed essendo carestia grande nei suoi dominii, il Santo Padre