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Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/274

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266 capo xiii.

vano le persone loro e compagnie di soldati; altri soldati offriva la repubblica di Olanda. La guerra pareva vicina a prorompere, il papa voleva intimarla.

Ma quando fa al sodo, la corte di Madrid che meglio del Fuentes conosceva la propria debolezza, e i pericoli a cui sarebbe andata incontro se brandiva l’armi contro una causa cui anzi favoriva perchè giovevole al principato, e per cui si sarebbe tirata addosso la mole degli Stati più potenti dell’Europa e fattole perdere i suoi dominii d’Italia e di Fiandra, si ristrinse a buone parole e a speranze.

Già da un anno durava l’Interdetto, e i Veneziani non che se ne curassero, ne avevano fatto argomento di diatribe popolari. Oltre ai libri dettati per una classe più elevata, correvano fra la plebe innumerevoli scritture in fogli volanti, quali a penna, quali a stampa, di stile famigliare, e molte anco nel volgar dialetto. Le censure ecclesiastiche, diventate soggetto di canzoni vernacole, erano cantate dal barcaiuolo movendo la sua gondola, e l’indole gaia de’ Veneziani si divertiva a spese del Santo Padre. Questi autori di prose o poesie tra le facezie non avevano dimenticato il sodo, ponendo ogni cura nel far risaltare la pietà dei Veneziani, i debiti verso loro della Santa Sede, e specialmente la vittoria del doge Sebastiano Ziani sull’armata di Federico Barbarossa, e la tiara restituita da quel doge a papa Alessandro III, tradizioni istoriche note al volgo.

Il clero poi continuava quietamente i divini uffizi, le chiese stavano aperte giorno e notte, e per una