Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/283

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capo xiii. 275

ron, Dufresne Canaye per parte di Francia, don Francesco de Castro, don Inigo de Cardenas e il marchese Aiton per parte di Spagna; ma la maggior gloria fu del cardiale Gioiosa mandato espressamente dal re di Francia. Per quanti assalti facessero tanti principi e tanti abili diplomatici, e per quanto tenui le soddisfazioni chieste dal papa, il Senato non volle cedere di un punto. «Pochi esempi si hanno nella storia, dice l’autore delle Annotazioni alla Difesa Gallicana di Bossuet, di controversia difesa sino alla fine con tanta fermezza, come questa». La ragione è facile: la corte romana ha troppi mezzi di seduzione, e una mitra, un cappello, un pallio, sono lenocini a cui mal resiste la cupidità o l’ambizione. Ma Frà Paolo, da’ cui consigli pendevano le risoluzioni veneziane, restò inflessibile a lusinghe o promesse o minacce; e quantunque desiderasse la concordia e che l’accomodamento fosse quasi tutto opera sua, ei nondimeno lo volle dignitoso per la Repubblica; e volle usare l’occasione onde scemare a’ pontefici l’infausta possanza di rinovare simili disordini. Ma a Roma dove si tiene che ciascuno è disobbligato dal serbar fede al suo principe e alla sua patria quando giovi favorire gli interessi dei papi, al Consultore fu fatta una accusa, perchè conoscendo la necessità irrevocabile nel pontefice o di accomodarsi a qual patto si fosse, o di perdersi, egli ne profittasse per consigliare al Senato i severi propositi in cui si fermò, e per i quali esso pontefice dovette abbassarsi a condizioni umilianti. Invece avrebbero voluto che Frà Paolo abusasse del suo ufficio e della confidenza in lui depo-