Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/49

Da Wikisource.

capo ii. 41


Le quali erano o conventuali, o provinciali o generali. Convocava le prime il priore ad ogni bisogno, o nelle visite il provinciale o il generale. Vi avevano voce attiva i soli professi, purchè sottodiaconi, figli o dimoranti nel convento; e voce passiva, cioè di proporre per ciò che toccava a loro particolarmente, ma non di deliberare, i conversi e i novizi. L’iniziativa, cioè il diritto di far proposte era in tutti; ma per scala di gradi dal supremo all’infimo, di forma che quantunque gli squittini fossero secreti, le deliberazioni erano sempre ad arbitrio dei preminenti.

Il Capitolo provinciale si adunava ogni anno nel luogo scelto dal provinciale e nel tempo prescritto dal generale, il quale non potendo presiederlo in persona, nominava un suo vicario: in forma però che tutti i Capitoli dovevano essere celebrati entro lo spazio di due mesi dopo la Pasqua, e i vocali avvisati tre mesi prima. Ogni convento mandava suoi deputati quattro padri-discreti, o più o meno, onde queste assemblee avevano apparenza più aristocratica delle antecedenti; imperocchè i suffragi erano ristretti al generale o suo vicario, provinciali, soci, padri-discreti, definitori, priori, maestri, baccellieri, 50 o 60 individui su quattro o cinque volte tanto che poteva contarne la provincia. Si eleggevano i definitori del Capitolo, i quali definivano le cose poste in trattazione, ne davano un preavviso; ed anco, col consenso del generale, le decidevano. I definitori nominavano i sindaci, i depositari e i procuratori del convento. Nel capitolo poi si giudicavano sommariamente le cause pendenti; si faceva