Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/71

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capo iv. 63

alla vita. Il che lo indusse a cercare ne’ ricettacoli sanguigni le leggi naturali di questo movimento, e trovò che le vene aveano loro valvole per cui il sangue da esse passava nelle arterie, e da queste alle vene ancora, con successione regolare girando e diffondendosi in tutte le parti del corpo. La quale scoperta fatta da lui, secondo che pensa il Foscarini, tra il 1574 e 1578, è attestata da tanti contemporanei che ingiustamente alcuni Inglesi, gelosi della gloria del loro Harvey, hanno preteso di fraudarne Frà Paolo; e giunsero perfino a scrivere, non avere egli fatta alcuna scoperta di tal genere, e quanto lasciò scritto averlo estratto dal libro dell’Harvey: non avvertendo l’anacronismo che fu esso pubblicato cinque anni dopo la morte del Sarpi, e in conseguenza più di trent’anni dopo che l’opinion pubblica e i professori dell’università di Padova, e gli anatomisti e fisiologi oltremontani, che visitando Venezia avevano conosciuto Frà Paolo, parlavano di quella scoperta e ne facevano onore al frate dei Servi. Altri ne diedero gloria a Gerolamo Fabrizio di Acquapendente; ma sono smentiti dal celebre Nicola Peiresc che studiò a Padova a quei tempi e che fu amico del Sarpi e dell’Acquapendente; il quale attesta che la scoperta delle valvole delle vene era da tutti assegnata al frate, e che Fabrizio l’aveva da lui imparata. Quanto al trattato originale in cui l’autore esponeva la nuova teoria del sangue, fu veduto dall’anatomico Wesling in mano di Frà Fulgenzio. È probabile che il Sarpi di questi ritrovati facesse una specie di mistero onde sottrarsi alle persecuzioni che i pregiudizi di