Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/103

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capo xx. 95

dando uno ricevevano tre, ed erano anco liberati dalle sollecitudini dell’amministrazione economica; ma in effetto tornava totalmente a profitto del clero che con quei vitalizi acquistava beni immensi.

Alle decime furono aggiunte, intorno al 1065, anco le primizie «le quali, dice Frà Paolo, furono primieramente instituite da Alessandro II, imitando in ciò la legge mosaica, nella quale furono comandate a quel popolo: la quantità di esse da Mosè non fu statuita, ma lasciata in arbitrio dell’offerente: i Rabbini poscia, come S. Girolamo testifica, determinarono la quantità che non fosse minore della sessagesima, nè maggiore della quarantesima; il che fu ben imitato da’ nostri nel più profittevole modo, avendo statuito la quarantesima che ne’ tempi nostri si chiama il quartese. Determinò Alessandro III circa il 1170 che si procedesse con iscomuniche per far pagar intieramente le decime de’ mulini, peschiere, fieno, lana e delle api; e che la decima fosse di ogni cosa pagata prima che fossero detratte le spese fatte nel raccogliere i frutti: e Celestino III nel 1295 statuì che si procedesse con iscomuniche per far pagare le decime non solo del vino, de’ grani, frutti degli alberi, pecore, orti e mercanzie, ma ancora dello stipendio de’ soldati, della caccia, ed ancora de’ mulini a vento. Tutte queste cose sono espresse nelle decretali de’ pontefici romani: ma i canonisti sono ben passati più oltre, dicendo che il povero è obbligato a pagar la decima di quello che trova per limosina, mendicando alle porte; e che la meretrice è tenuta a pagar la decima del gua-